martedì

12 dicembre -O si è o non si è: l'abisso è tra l'apparire e l'essere.


La notte e il giorno, la luce e il buio, il bello e il brutto ci accompagnano in questo nostro viaggio.


Ieri abbiamo esortato il viandante a fermarsi dicendogli “-Ascolta come è piena di armonie l’opera di Dio”.
Nel cammino è bello fermarsi e guardare intorno per lasciarsi incantare dalle meraviglie del Creato; per ammirare la bellezza indescrivibile dei paesaggi naturali; per stupirsi dei colori fiammeggianti di un’alba o di un tramonto; per  estasiarsi nell’ascolto dei canti degli uccelli; per abbandonarsi alle carezze dalla brezza del vento…

Le opere di Dio abbondano di bellezze. 
 
 
L’uomo con l’arte ha provato a creare il “bello” e tante volte con successo, ma le opere artistiche più belle le scolpisce la natura, prodotto evidente della grandezza di Dio.  




E a chi non piacerebbe essere bello?

Tutti, in un modo o in un altro, cerchiamo il bello, dentro e fuori di noi.
A dire il vero oggi si tenta più alla ricerca del bello fuori e poco si cura “il bello interiore”.
Le indagini di mercato confermano questa tendenza, perché, pur in tempo di crisi, aumentano costantemente le vendite dei cosmetici, dei profumi; si rincorre sempre più frequentemente a diete costose, ai corsi di feetness, alla palestra o sport, a ritocchi estetici e cure di bellezza per rimanere sempre in forma e tenere a bada l’azione del tempo che, inesorabilmente, passa e lascia i suoi segni.
E’ tutto ciò che un tempo  era prerogativa del gentil sesso, oggi, è comune ad entrambi i generi.
Questa attenzione, affannosa e costosa, allo cura del corpo spesso contrasta con l’incuria dello spirito.
Di qui lo sbilanciamento.
 E’ che dire quando poi si ricorre all’eccessiva cura estetica per colmare il vuoto che si ha dentro?
In questo caso si preferisce apparire più che essere, perché il proprio essere è inficiato da grossi complessi di inferiorità, di inadeguatezza, di fragilità emotiva, di carenza affettiva, disistima di sé e paura di mostrarsi per quello che realmente si è.
Investire solo sulla bellezza esteriore non è una scelta ben ponderata. La bellezza fisica infatti è destinata comunque a sparire: prima o poi il bel volto sarà solcato dalle prime rughe e il corpo tonico e allenato cederà ai colpi del tempo, perderà l’elasticità e risentirà dell’invecchiamento della sua muscolatura e della naturale fragilità delle ossa.
E, a questo punto se lo spirito non è in grado di vivificare l’anima, la persona si sente perduta e diventa facile preda della depressione.
Al contrario, quando si è curata la bellezza dell’anima, in vecchiaia si è in grado di camminare sulla via della saggezza e allora le rughe non faranno più paura e neppure gli acciacchi  perché vivo dentro di sé è il gusto del bello, è l’amore per la vita in tutte le sue sfaccettature.
Il grande Mahatma Gandhi diceva La vera bellezza, dopo tutto, sta nella purezza di cuore.” 
Ma già  Sant’Agostino d'Ippona, nel  V sec. in un suo sermone esortò:
- “Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell'aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l'ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l'ha creata, se non la Bellezza Immutabile?

Bella è anche la dissertazione del poeta K.Gibran sulla bellezza.



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