Gesù è l'amore che
salva
Due brevi racconti per
meglio capire il mistero che stiamo vivendo a conclusione di questo nostro
cammino d’Avvento.
Ormai l’attesa sta per finire e questa notte ci troveremo
tutti vicino alla capanna attorniati dalla luce, di fronte alla verità, a
cospetto del Re dei Re.
Non dobbiamo aver paura
perché Lui ci accoglie così come siamo, con i nostri limiti e con le nostre
mancanze.
A braccia aperte ci
aspetta e non ci guarda per come siamo fisicamente ma solo per quello che siamo
interiormente.
A Lui non interessa il
colore della nostra pelle, la perfezione o la disarmonia del nostro corpo, la
nostra età, il nostro ruolo nella società, la nostra condizione economica o
altro…
Ci accoglierà con gioia come
ha fatto con la pecora nera e come sempre fa e farà con le pecore smarrite:
LA PECORA NERA ALLA GROTTA DI BETLEMME
C'era una volta una pecora
diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera,
nera come la pece.
Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: «Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere? ». Anche le compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?».
La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. «Che vivere è questo? Sempre da sola!», si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.
Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. «Dormirò là dentro » e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse.
«Chi sei?», le domandò una voce appena fu entrata.
«Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge».
«La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!».
La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù.
«Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!».
Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.
Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!».
La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il «Gloria».
Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: «Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere? ». Anche le compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?».
La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. «Che vivere è questo? Sempre da sola!», si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.
Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. «Dormirò là dentro » e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse.
«Chi sei?», le domandò una voce appena fu entrata.
«Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge».
«La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!».
La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù.
«Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!».
Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.
Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!».
La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il «Gloria».
Dunque questa notte andiamo alla capanna e fermiamoci ad adorare Gesù, il figlio di Dio, come fece Benino, come fecero i pastori e i Re Magi, e andiamo tranquilli.
L’importante è che dobbiamo
recarci alla capanna come siamo e con quello che teniamo.
Meglio sarebbe se
andassimo tutti con le mani libere e il cuore pieno di gioia, vale a dire pentiti per
le colpe commesse e con il proposito di
continuare il cammino per le giusta strada che Gesù stesso ci ha
indicato nel Vangelo.
Tutto il resto lo farà Lui e a Lui fiduciosi dobbiamo
affidarci perché ci aiuti a realizzare il nostro progetto di vita,
illuminandoci con la sua Sapienza.
IL PASTORE POVERELLO
Quando nasce
Gesù, tutti corrono alla grotta per portargli qualcosa.
C‟è chi porta le uova, chi una pagnotta di pane, chi del latte...
La Madonna accoglie tutti con un sorriso, mentre tiene il Bambino in braccio. Riceve i doni, uno
dopo l‟altro. Ma, ad un certo momento, non ce la fa più:
son troppo pesanti!
Allora alza gli occhi per vedere se c‟è qualcuno che possa darle un mano.
Là, in fondo, scorge un ragazzo che era corso, lui pure, alla grotta, ma senza niente in mano.
La Madonna lo chiama e gli dice: “Per favore tieni tu tra le braccia il mio Bambino! “.
Il ragazzo povero prende Gesù Bambino tra le braccia e se lo stringe al cuore, pieno di gioia e di
stupore.
Per poter ricevere Gesù, bisogna avere le mani libere.
Chi ha il cuore pieno di cose, non ha più posto per il Signore.
C‟è chi porta le uova, chi una pagnotta di pane, chi del latte...
La Madonna accoglie tutti con un sorriso, mentre tiene il Bambino in braccio. Riceve i doni, uno
dopo l‟altro. Ma, ad un certo momento, non ce la fa più:
son troppo pesanti!
Allora alza gli occhi per vedere se c‟è qualcuno che possa darle un mano.
Là, in fondo, scorge un ragazzo che era corso, lui pure, alla grotta, ma senza niente in mano.
La Madonna lo chiama e gli dice: “Per favore tieni tu tra le braccia il mio Bambino! “.
Il ragazzo povero prende Gesù Bambino tra le braccia e se lo stringe al cuore, pieno di gioia e di
stupore.
Per poter ricevere Gesù, bisogna avere le mani libere.
Chi ha il cuore pieno di cose, non ha più posto per il Signore.
PREGHIERA
O Dio, Padre di Gesù,
fonte di ogni cosa buona,
donaci occhi limpidi
e cuore senza macchia
per vedere tutto il bene
che c'è nel mondo
e gioire dell'amore
con cui gli altri si amano.
Donaci occhi limpidi
e cuore puro
per rallegrarci dei bene
che anche noi facciamo
e dell'amore che anche noi doniamo.
Dalla ricchezza del nostro cuore
salga a te il grazie
perché tu ci sei vicino
in Gesù tuo figlio.
O Dio, Padre di Gesù,
fonte di ogni cosa buona,
donaci occhi limpidi
e cuore senza macchia
per vedere tutto il bene
che c'è nel mondo
e gioire dell'amore
con cui gli altri si amano.
Donaci occhi limpidi
e cuore puro
per rallegrarci dei bene
che anche noi facciamo
e dell'amore che anche noi doniamo.
Dalla ricchezza del nostro cuore
salga a te il grazie
perché tu ci sei vicino
in Gesù tuo figlio.
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