mercoledì

20 dicembre -L’umiltà è la strada maestra per arrivare a Dio.


"Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà…” dice Alda Marini
 
E di fatti la semplicità è strettamente connessa all’umiltà che è la virtù dei santi.

L'umiltà


L'umiltà è come un candido fiore,
nessun colore potrà mai appartenerle,
è come una timida alba
che pochi coglieranno,
alcun profumo le appartiene
e apparentemente
è trasparente,
eppure illumina il cuore
di chi la possiede
colorandone l'interiorità!

L’umiltà è il fondamento di tutte le virtù, e nelle anime dove essa non è presente, non vi può essere nessun’altra virtù, se non di pura apparenza. Allo stesso modo, l’umiltà è la disposizione più propria per ricevere tutti i doni celesti. È tanto necessaria per raggiungere la perfezione, e tra tutte le vie per arrivare alla perfezione la prima è l’umiltà, la seconda è l’umiltà, la terza è l’umiltà”, sostiene Sant’Agostino.


Ma se questa virtù è così importante perché oggi è così rara?
Nella nostra società competitiva sembra che non ci sia spazio per le persone umili.

L’arrivismo, la corsa a primeggiare, l’arroganza dei falsi sapienti inorgoglisce un po’ tutti,  a  scapito di questa bella virtù.
Ma approfondiamone la conoscenza leggendo la parola degli esperti:
 






Di sicuro l’umiltà è la strada maestra per arrivare a Dio.

Leggere questa fiaba dei Fratelli Grimm può aiutarci a riflettere

Umiltà e povertà portano in cielo

C'era una volta un principe che un giorno se ne andava per i campi, triste e pensieroso. Guardò il cielo, così limpido e azzurro, sospirò e disse: "Come si deve stare bene lassù!" In quel mentre scorse un vecchio mendicante che passava di là, gli rivolse la parola e domandò: "Come posso andare in cielo?" L'uomo rispose: -Con umiltà e povertà. Mettiti i miei stracci, erra sette anni per il mondo e impara a conoscerne la miseria; non prendere denaro, e quando hai fame prega le persone pietose di darti un pezzetto di pane, e ti avvicinerai al cielo-. Il principe si tolse l'abito lussuoso, indossò quello del mendicante e se ne andò per il mondo sopportando la più nera miseria. Accettava soltanto un po' di cibo, non parlava e pregava il Signore che volesse accoglierlo un giorno in cielo. Quando furono trascorsi i sette anni, tornò al castello di suo padre, ma nessuno lo riconobbe. Disse ai servi: -Andate, e dite ai miei genitori che sono tornato-. Ma i servi non gli credettero, risero e non gli badarono. Allora egli disse: -Andate, e dite ai miei fratelli di scendere: desidero tanto rivederli!-. I servi non volevano fare neppure questo, ma alla fine uno di loro andò e lo disse ai figli del re; ma questi non ci credettero e non se ne curarono. Allora egli scrisse una lettera a sua madre e le raccontò tutta la sua miseria, ma non le disse di esser suo figlio. La regina, impietosita, gli fece dare un posto nel sottoscala, e ogni giorno dei servi dovevano portargli da mangiare. Ma uno dei due era cattivo e diceva: -Che se ne fa il mendicante di questi cibi prelibati!- e se li teneva per sè‚ o li dava ai cani; e al principe, debole e consunto, non portava che acqua. L'altro invece era onesto e gli portava quel che gli davano per lui. Era poco, e tuttavia poté‚ tenerlo in vita per qualche tempo. Egli sopportava tutto con pazienza, ma s'indeboliva sempre di più. Quando la malattia si aggravò, chiese di ricevere il Viatico. Durante la messa, tutte le campane della città e dei dintorni incominciarono a suonare. Dopo la messa, il sacerdote si recò dal povero nel sottoscala, ed egli giaceva morto, con una rosa in una mano e un giglio nell'altra; e accanto a lui c'era un foglio di carta, dov'era scritta la sua storia. Quando fu sepolto, su un lato della tomba crebbe una rosa, sull'altro un giglio.

Umilmente eleviamo la nostra preghiera a Dio

Germogli d'umiltà

Fai germogliare in me, Signore, l'umiltà,
rinnego il mio Ego e ho bisogno di pietà.
Sono in cammino verso la luce del tuo volto,
purifica la mia mente dai pensieri stolti.
Dammi un cuore nuovo pieno di perdono,
rinforza la mia fede, il tuo grande dono.
Laddove muore il mio Io nasce la tua volontà,
semina in me abbondantemente
la misericordia e la bontà.
Estirpa dentro di me la zizzania del nemico
e non permettere si secchi mai fiducia in te,
come l'albero di fico
e vada via da me ogni timore,
colma lo scrigno del mio cuore
con il tuo divino amore.
Aiutami ad annunziare la Verità sui tetti
e possano riempirsi le Vie
di numero illimitato di eletti.
In te, Gesù, il mondo riconoscerà la Vita,
l'amore, la gioia e la pace infinita.
 

E per finire guardiamoci questo video e interiorizziamone il messaggio:



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