La figura del viandante è un archetipo della nostra vita che
riflette la nostra voglia di metterci in cammino per meglio conoscerci: è quel
desiderio che ci spinge a guardarci dentro pian piano per esplorarci fino in
fondo, per capire chi siamo, cosa vogliamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Chi mai potrà dire che nella sua vita non sia stato almeno
per un po’ di tempo viandante?
Anche tra i pastori c’erano i viandanti: andavano anch’essi
in cerca di chiarimenti, di luce e di verità; portavano con loro solo
l’indispensabile per sopravvivere, ma tante attese, tante speranze.
Anche il sacerdote don Francesco Mottola diceva di sé “Io sono un povero viandante che va e va…”
-“Il pellegrino, il viandante, il mendicante, il perenne
cercatore, mai appagato, sono le immagini a lui care per esprimere la ricerca,
l’inquietudine, la tensione di un cammino segnato dalla sete di Dio e dalla
sete dell’uomo”: così è commentato questo suo pensiero nel sito a lui dedicato.
Anche Il Papa Francesco ricorre a questa similitudine
quando, parlando ai fedeli, suggerisce: “L’uomo sia come un viandante assetato di
acqua viva”.
Ma lo stesso Gesù disse: “Siate viandanti”
Così recita una massima popolare:
"O viandante conta l'ora,
tene o cielo pe patrone
cu nu libro antico mmano,
fa nu giro attuorno o sole
fa nu giro attuorno o sole"
tene o cielo pe patrone
cu nu libro antico mmano,
fa nu giro attuorno o sole
fa nu giro attuorno o sole"
Anche noi in questo periodo d’Avvento abbiamo scelto di
essere viandanti e ci siamo messi in cammino: la meta è certa, ma la strada no.
E’ il caso di dircelo con le parole del poeta Antonio Machado:“Viandante,
la via non c'è, la via si fa andando.”
“…Camminando
si fa il cammino
e voltando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare…”
e voltando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare…”
Quindi continuiamo a camminare senza paura di perdere la
meta, ma sforziamoci a cercare la strada giusta perché la nostra gioia
possa essere completa.
Un esempio del come cercare la strada ci viene da questo
racconto:
La storia del viandante
C’era
una volta un viandante, che a ogni villaggio si fermava per comprare nuovi
attrezzi.
“Mi
serviranno durante il viaggio” pensava il viandante.
Così,
a ogni villaggio questi si fermava.
Quando
aveva bisogno di denari, sostava in un villaggio il tempo necessario per
raccoglierne una certa somma. Fece molti lavori, tutti diversi tra loro. Aveva
una rapida capacità di apprendere e una buona abilità. Di questo però egli non
si curava.
“Ho
raccolto abbastanza denari: posso riprendere il viaggio“. Così il viandante
abbandonava quel villaggio e riprendeva a camminare.
Un
giorno arrivò in uno dei tanti villaggi e chiese, come al suo solito, dove
poteva reperire nuovi attrezzi. Gli venne indicata l’officina del saggio del
villaggio.
Appena
entrato nell’officina, vide il saggio e gli disse:
“Che
attrezzi puoi darmi che ancora non ho?”
Gli
mostro gli strumenti che aveva in suo possesso. Erano di ogni tipo e
dimensione, per ogni uso e ogni occasione. Molti erano ridondanti. Altri
erano ormai vecchi e arrugginiti. Altri superati. Altri ancora servivano a
fare cose che una persona dalla discreta abilità avrebbe potuto svolgere senza
alcun supporto.
“A
cosa ti servono tutti quegli attrezzi?” chiese il saggio.
“Mi
serviranno durante il viaggio” rispose il viandante.
“E
dove stai andando?” chiese con curiosità il saggio.
“…per
dire la verità… ancora non lo so” rispose il viandante abbassando lo
sguardo.
“Devono
pesare molto gli strumenti che ti porti dietro. E se ti dicessi che, dove stai
andando, non ne avrai alcun bisogno?”
“Potrei
darti ragione… se solo sapessi dove sto andando“.
“Ho
io l’attrezzo di cui hai bisogno“. Il saggio andò nel retrobottega e
ritornò con una mappa. Così inizio a fare domande al viandante, su di
lui, sulle sue abilità, sui suoi sogni. Presto il viandante si rese
conto che avrebbe potuto fare a meno di molti attrezzi, di alcuni perché
superflui o vecchi, di altri perché nel corso del cammino aveva sviluppato le
abilità necessarie per sopperire a quella funzione.
Il
saggio continuava a porre domande, tutto questo tenendo sempre sott’occhio la
mappa.
A
un certo punto, il viandante esclamò:
“Ecco,
è lì che io voglio andare!“.
Così,
il saggio aiutò il viandante a tracciare la strada migliore per arrivare alla
città desiderata.
Il
viandante lo ringraziò e comprò l’unico ‘attrezzo’ di cui avesse davvero
bisogno: la mappa.
Lasciò
lì molti degli strumenti comprati durante il viaggio. In quel momento aveva
piena consapevolezza nelle sue risorse e sapeva che, nel caso avesse avuto
bisogno di altri attrezzi, avrebbe sempre potuto reperirli durante il cammino.
Ora
sapeva dove andare. Ora sapeva la strada. E ora sapeva ciò di cui aveva
davvero bisogno nella Vita: una meta.
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