sabato

Natale -5 dicembre


Ieri abbiamo parlato delle campane che ancora oggi con il loro squillante suono invitano i fedeli ad ascoltare la parola di Gesù.
Chi nella leggenda delle campane arrivò alla capanna del Bambinello guidato dal loro suono fu un pastorello cieco e povero.


Questo pastorello simboleggia l’umanità semplice e devota che con umiltà vive seguendo il cristianesimo di Gesù.

Ma in tutti i presepi ci sono i pastori.
Essi rappresentano lo strato sociale più povero del villaggio ma allo stesso tempo quello più puro. I poveri pastori infatti, gente che vive in modo semplice senza curarsi molto delle attività, spesso non positive, che si svolgono al villaggio, sono i primi a capire l'importanza dell'evento che sta avvenendo e si recano immediatamente nel luogo della nascita di Gesù. Saranno loro i primi “guardiani” che sorveglieranno il luogo dove il nascituro passerà i primi giorni di vita, e saranno sempre loro i primi ad adorarlo, anche prima dei Re Magi, che secondo tradizione arriveranno solamente in occasione dell'Epifania. Per i motivi elencati solitamente un manipolo di pastori con le loro pecore viene posto nei pressi della capanna o della grotta; ogni persona che crea il proprio presepe può collocare il numero di pastori che vuole ma deve curarsi di metterli comunque in una zona periferica rispetto al villaggio, ci sono infatti, come detto, quelli vicino al luogo della nascita, ma ve ne sono altri che ancora non sono stati avvertiti e sono intenti nelle loro mansioni, ossia portare il gregge al pascolo. Di pastori ve ne può essere anche soltanto uno, che dovrà essere però simbolicamente posto nei pressi della grotta o della capanna perché si sta recando ad adorare Gesù Bambino. Anche per sottolineare le umili origini di Gesù, la figura di San Giuseppe nel tempo ha assunto i connotati di quella di un pastore, vestiti marroni e comodi, un grosso bastone da cammino usato per la lunghissima camminata, così viene rappresentato San Giuseppe nonostante egli sia in realtà un sempre umile falegname. Sempre per lo stesso intento e con la chiara intenzione di mostrare come la classe povera della popolazione non sia però priva di forti sentimenti religiosi, tradizione che si è andata consolidando nei secoli nel presepe (ricordiamoci che il presepe ha origini popolari ed antiche, San Francesco ed il suo ordine per primi inscenarono un presepe vivente), anche i suonatori sono dei pastori, che tirano fuori i loro strumenti per festeggiare la nascita di Gesù Bambino.

I pastori nel presepe (dal racconto evangelico)
Dapprima sembrava che nessuno, in tutta la Palestina, sapesse ciò che stava accadendo in quella grotta di Betlemme.
Ma ben presto la notizia della nascita di Gesù si sparse per la regione attraverso messaggeri celesti.
Non lontano dalla grotta alcuni pastori vegliavano a guardia delle loro greggi, temendo qualche sorpresa da parte di animali selvaggi o di predoni.
Per mantenersi desti narravano delle storie o suonavano i loro flauti rudimentali. Improvvisamente ai loro occhi sbalorditi apparve un angelo del Signore.
I pastori indietreggiarono sgomenti, ma l'angelo li rassicurò:
-Non temete, vi porto una lieta notizia, che sarà di grande gioia per tutto il popolo:
oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore, che è Cristo Signore.
Questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.
L'angelo aveva appena terminato di parlare,quando stormi di altri angeli volteggiarono in cielo, cantando:
Gloria a Dio nell'alto dei cieli,
e pace in terra agli uomini che egli ama.

L'angelo disparve ed i pastori restarono per qualche tempo. stupiti e intimoriti.
Poi dissero tra loro:
Andiamo fino a Betlemme e vediamo qual è questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere.
Abbandonate quindi le greggi, si affrettarono su per il fianco della collina, finché trovarono la grotta dove Maria e Giuseppe vegliavano il bambino.
Inginocchiatisi, lo adorarono, riconoscendo in lui l'inviato da Dio a essere il «buon pastore» dell'umanità.
Poi tornarono ai loro villaggi e annunziarono a tutto il popolo quella buona notizia.




Lo zampognaro
Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?

"Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d'oro e d'argento".

Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
"Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso".

Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone?

" Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino".

Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente;

se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l'anno
(Gianni Rodari)





Nel presepe  napoletano i pastori sono tutti quelli che portano doni a  Gesù e mai mancano: il pastorello con il suo gregge, il cacciatore, il macellaio, la lavandaia, l’oste, il boscaiolo e lo zampognaro.
Il più noto pastore è Benino, colui che dorme con la testa poggiata sulla pietra.  Sul capo gli fa ombra la chioma di un albero e tutto intorno pascolano le sue pecorelle quasi sempre bianchissime.


               

Anche oggi, nella nostra società come nel presepe, ce ne sono tanti di pastorelli… vestono in modo diverso ma conservano la stessa umiltà di quelli del passato: sono i nostri “nuovi poveri” ossia i disoccupati, i precari, i malati, gli affamati, i depressi, gli abbandonati, i vagabondi, gli immigrati, e così via.


Nella leggenda i passanti non si curarono del piccolo bimbo cieco ma anche ai nostri giorni la gente poco si cura dei più piccoli, dei più bisognosi: spesso guarda e passa.

“Si avvicina il Natale,
nell'aria si respira un profumo
di gioia e di amore.
Se ti guardi intorno
non vedrai che serenità!

Ma...cosa succede?
Là in quel piccolo paese non c'è gioia!
C'è solo dolore, gente che soffre,
gente che muore...

E là? Guarda là!
C'è solo indifferenza,
in quel paese alle persone
non importa nulla del Natale!
Troppa gente soffre,
troppa gente non sa!

E' Natale…”

A Natale guardando i pastori nel presepe ricordiamoci che stanno lì per ammonirci…per dirci che non c’è vero Natale se non c’è amore per gli altri.


Chi vuole saperne di più sui pastori può recarsi a Napoli, a  San Gregorio Armeno dov’è Natale tutto l’anno.
In tutti i mesi, anche quando fa caldo e il Natale è lontano, i maestri sono all'opera per costruire i tipici presepi in sughero e i pastori in terracotta. L'atmosfera di San Gregorio Armeno comincia a riscaldarsi a novembre ma è dicembre il mese in cui la strada è è gremita di gente a ogni ora del giorno. Ogni maestro presepiale sa consigliare perfettamente il suo cliente rispetto al significato, il simbolo e l'uso di ogni pastore.










Nessun commento:

Posta un commento